Fausto Coppi, il campione tra i campioni del ciclismo, uno dei più grandi atleti del Novecento, il Campionissimo, l’Airone, e anche l’uomo fragile. Tempo inFausto non è una biografia del grande ciclista, ma prende a riferimento Coppi e alcune immagini della sua vita per parlare del tempo, attraverso una storia dal sapore di “dramma pop”. Un racconto onirico dentro un immaginario fiabesco, surreale. Una visione contemporanea del passato in costante relazione con il presente. In scena si rappresenta la sospensione del tempo agli anni ‘50, interpretata da quattro personaggi imbalsamati, tre attori e una gallina.
Immaginiamo Fausto Coppi, negli ultimi giorni, quelli in preda alla febbre data dalla malaria, nel coma, dove il tempo è sospeso e parallelo. In quel limbo, Coppi ripercorre le tappe della sua vita. Della sua corsa.
Fausto, in sella alla bicicletta sin da bambino, quando da garzone faceva commissioni per una salumeria di Novi Ligure, vuol fermare il tempo. Lo vuol fare perché si rende conto presto che mentre il tempo passa le persone muoiono, più lui cresce e più velocemente i suoi cari se ne vanno. Il suo corpo, così particolare, esile, storto, non crescerà in modo naturale, perché lui rincorrerà il tempo e alla fine lo supererà, vi si porrà davanti e lo fermerà. Fausto sa bene come fare, perché ha lo strumento: la bicicletta che gli ha regalato suo zio Fausto. Il ragazzino di quindici anni, sogna, immagina, ha trovato lo scopo della sua vita: correre, correre tanto forte fino a imparare a volare. Il ragazzino di 15 anni vola con la fantasia, come è naturale che sia a quell’età, soprattutto se hai un talento naturale che spinge nel tuo corpo e nella tua anima.
Ogni record battuto è un cronometro fermato, è un tempo che viene scritto. E Fausto stabilirà una lista infiniti di record, entrando nella storia, scrivendo la storia dello sport, fermando a quegli anni la storia
del ciclismo e fotografando quel tempo. Il suo tempo. Il nostro tempo. Tempo inFausto. Cesare Inzerillo
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soggetto e regia Cesare Inzerillo
drammaturgia Loris Seghizzi
con Eros Carpita, Iris Barone, Marco Sferruzza
in scena le sculture di Cesare Inzerillo
Fausto Coppi, le Sartine, Nano con le ali, la Gallina
musiche originali Lello Analfino
scenografie Cesare Inzerillo
luci Loris Seghizzi
costumi Marilena Manzella
produzione Contemplazioni