Il monologo è una sorta di Mistero Buffo, incentrato sulla vita e la dinastia di Abramo. Un’opera che si presenta come un diario di viaggio per poi concentrarsi a riscrivere, con ironia e divertimento, la Storia e la legenda del primo Profeta monoteista dell’Umanità. Un viaggio dell’autore a Gerusalemme diventa così occasione per mettersi alla Ricerca dell’Abramo perduto, della sua Storia, della sua Dinastia. Un’opera che racconta conflitti attuali ma che poi si dipana nella lettura comparata, e spesso sorprendente per modernità, dei testi sacri delle tre grandi fedi monoteiste: la Torah, il Vangelo, il Corano.
Un monologo mai banale, affascinando fin dalle prime battute con mille storie e miti che s’intrecciano. Fa rivivere con freschezza, attraverso una affabulazione colta, sorprendente, divertente, una narrazione epica che riesce sempre ad avvincere. Perché alimentata da narrazioni che fanno parte della grande Storia dell’Umanità. Storie e miti che forse ci sembra di aver dimenticato ma che sono fondamento e dna della nostra civiltà.
Figli di Abramo, si addentra all’origine delle tre grandi fedi – ebraismo, cristianesimo e islam – della loro comune origine. Come pure ci racconta di quei territori, fra il Tigre e l’Eufrate, dove si sono sviluppate le prime grandi civiltà e dove tutta la Storia di Abramo, che proveniva da Ur dei Caldei, nell’odierno Iraq, ebbe inizio. Evidenziando come tutti i fedeli delle tre grandi religioni monoteiste rivendichino Abramo come capostipite e patriarca, rimarca pure come, ognuna delle tre confessioni, racconti poi però la Storia di Abramo, ognuna, un po’, pro domo sua.
Il testo lascia intendere che siano state forse proprio le diversa narrazioni, di una storia certamente comune ma con diversi punti di vista, che possono aver alimentato le conflittualità che poi, nei secoli, si sono generate nel nome di Abramo e tra i suoi stessi Figli. Come spesso accade nelle migliori famiglie. Eppure ciò che accomuna ebrei, cristiani e musulmani è qualcosa di più grande e che va ben oltre tali conflitti. È la storia di una florida interazione culturale, intellettuale e spirituale, dove le tre grandi fedi, vivendo vicine l’una all’altra, si sono, in realtà, reciprocamente arricchite.
Realizzare un testo di teatro su uno dei capisaldi della cultura universale può sembrare opera insormontabile. D’altra parte, non è poi così complicato come potrebbe sembrare. Queste sono storie fantastiche! Il mio compito è stato di tesserle insieme per raccontare una bella storia, capace di generare una scintilla di meraviglia negli occhi degli spettatori. Spero perciò che il pubblico esca dallo spettacolo con il sorriso sulle labbra, ma anche con un po’ più di consapevolezza. Abbiamo bisogno di conoscerci meglio, l’uno con l’altro, se vogliamo essere in grado di vivere insieme. No? Svein Tindberg
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di Svein Tindberg
traduzione e regia Gianluca Iumiento
adattamento e interpretazione Stefano Sabelli
proiezioni e immagini Kezia Terracciano
musiche dal vivo Luca Ciarla, Giuseppe Moffa
produzione Teatro del Loto di Teatrimolisani