All that fall è la seconda parte di un progetto dove si riflette sulla città e sul senso dell’abitare. Il progetto risente di questa sospensione di ogni giudizio sulla natura delle cose, derivata dall’estrema fragilità della realtà infettata. Seconda parte che tratta del cadere. Dentro uno spazio vuoto, forse un teatro, un cameriere si occupa di provare a rimettere in ordine le cose in sola compagnia o assillo di un esuberante cam girl.
Un aspetto comune di molti spettacoli realizzati dalla scuola di scenografia è il rapporto che esiste tra la “machina” scenica e spettatore. Un crash test impegnativo per tutti. Più che inseguire il coinvolgimento della partecipazione, questa ricerca ha assunto nel tempo il compito di misurare con attenzione l’avvenimento inatteso che interrompe il corso regolare di un’azione. Mai come in questo periodo i teatri sono finiti in televisione. Indipendentemente dall’opera che veniva messa in scena; il vuoto a norma di legge ha trasformato la retorica accogliente di questi luoghi in allegorie indefinite ed eloquenti di questa interminabile interruzione dalla vita. Per questo abbiamo chiesto e ottenuto di mettere in scena il nostro lavoro dentro un teatro, per guardare tutti assieme di un corpo e di oggetti che scendono verso il basso mossi dal proprio peso, dentro il teatro della città ideale. È la prima volta che accade qui a Urbino.
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progetto di Scuola di Scenografia
Accademia di Belle Arti di Urbino
in collaborazione con Comune di Urbino
che ha condiviso il progetto e ha concesso il teatro per l’allestimento