Tra le mille attrattive degli splendidi giardini imperiali ce n’è una che supera tutte le altre: è il canto dell’usignolo, tanto soave da sciogliere le lacrime dell’Imperatore. Presto però l’usignolo viene sostituito da un uccellino meccanico e dimenticato e sarà proprio il suo canto a salvare il Sovrano, ammalatosi gravemente dopo la rottura dell’usignolo meccanico. Davanti all’Imperatore della fiaba di Andersen, all’estrema facilità con cui liquida il vecchio usignolo per far spazio al nuovo, è difficile non specchiarsi e non vedere un’immagine del mondo attuale, che annaspa verso il futuro scrollandosi continuamente di dosso il passato e che riconosce come unica necessità una continua e fatua modernità. Così capita che la senescenza di cose o persone, lungi dall’apparire preziosa come un tempo, rimanga una scomoda e antiestetica deviazione della società in marcia.
La fiaba di Andersen appare trasfigurata in una serie di idee e invenzioni sorprendenti. La storia viene narrata da una galleria di personaggi comici, tragici, grotteschi interpretati dall’unico attore in scena, mentre le immagini suggestive e poetiche evocate dal teatro d’ombre attraversano il racconto trasportando lo spettatore in una dimensione incantata.
___
di Chiara Carlorosi e Marco Vergati
ispirato a L’usignolo di H. C. Andersen
con Marco Vergati
ombre Chiara Carlorosi
costumi, oggetti di scena Teatro di Carta in collaborazione con La Balena di Pinocchio
drammaturgia Marco Vergati
voce narrante Anna Delfini
regia Chiara Carlorosi e Marco Vergati
produzione Teatro di Carta
spettacolo consigliato da 4 anni